Nuovo scambio di cortesie tra i candidati in lizza per contendere a Luca Zaia la presidenza della Regione.
Sabato, la renziana Daniela Sbrollini aveva dipinto lo schieramento di centrosinistra come una sorta di relitto ideologico ancorato al passato, suscitando l’inviperita reazione del segretario dem Alessandro Bisato; stavolta è lo stesso portabandiera dell’alleanza a finire nel mirino.
«Arturo Lorenzoni ha dichiarato di volere ridurre i fondi alla sanità veneta, circa 90 milioni annui, per acquistare nuovi autobus a Padova», si indigna Enrico Cappelletti, l’alfiere dei 5 Stelle nella corso a Palazzo Balbi «premesso che i finanziamenti alle cure non si devono tagliare bensì aumentare, priverebbe i cittadini di veneti di risorse utili a tutelare la salute ad esclusivo beneficio della città in cui vive? Potrebbe invece abbandonare l’idea di un tram obsoleto mono rotaia dal costo di circa 100 milioni di euro e utilizzare quei finanziamenti o altri, ad un completo rinnovamento dei mezzi pubblici puntando a filobus elettrici dal costo di acquisto e gestione nettamente inferiore e per nulla invasivi sul profilo ambientale»; la stoccata finale: «Dobbiamo ancora superare l’emergenza pandemica e la circostanza dovrebbe responsabilizzarci ancor più, invece qualcuno punta a sottrarre fondi agli ospedale per compare bus. Incredibile».Tant’è.
A dispetto del sostegno ufficiale, talune dichiarazioni del vicesindaco patavino hanno fatto storcere il naso al Pd, rinfocolando le perplessità emerse in occasione della sua nomina. A spalleggiarlo ci prova allora Piero Ruzzante, la pecora rossa del consiglio regionale, che ha ribattezzato il suo gruppo “Il Veneto che vogliamo”, in sinergia con il cartello civico-ambientalista di Lorenzoni. Il veterano prova anche a correggere la rotta, attaccando Zaia sul versante del trasporto pubblico: «La sua ordinanza che abolisce il distanziamento tra passeggeri è pericolosa e va revocata», è la sfida. Basterà?
Fonte: Mattino di Padova del 09/07/2020 di Filippo Tosatto